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Mario Jannì

Nato a Roma il 21 luglio 1943, Mario Jannì sviluppa fin da bambino una profonda passione per i comics, che legge avidamente e scambia con i propri compagni di classe. È in questo clima che nasce il suo primo fumetto, una storia di genere western della quale scrive la sceneggiatura e realizza i disegni confezionandola come un vero e proprio albo (con tanto di prezzo) e che trova ampi consensi tra i giovani amici. La passione per il disegno gli è infusa dal padre, funzionario delle ferrovie dello stato che si diletta nella pittura. Appare naturale, quindi, che a quindici anni decida di iscriversi al Liceo artistico (quello di via di Ripetta, a Roma) che frequenta per alcuni anni, finché il genitore, originario di Siracusa, decide di fare rientro nella sua città natale con l’intera famiglia.

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Nella città siciliana, Jannì prosegue gli studi alla locale Scuola d’arte, dove ottiene il diploma. Intanto, prima del suo trasferimento, il giovane disegnatore è già riuscito a esordire professionalmente in ambito editoriale. La possibilità gli è stata offerta, a soli sedici anni d’età, dai Fratelli Spada, editori che pubblicano le edizioni nostrane di Mandrake e Phantom e che commissionano a un nutrito gruppo di autori dell’area romana la realizzazione di episodi inediti. In un giorno del 1959, armato di una cartella piena di disegni e di un pizzico di spregiudicatezza, Jannì si presenta negli stabilimenti grafici di Ciampino, dove incontra uno dei proprietari, Giuseppe Spada. Questi, apprezzati i suoi disegni, lo indirizza dal supervisore Massimo Liorni, che a sua volta gli consegna la sceneggiatura di un episodio de L’Uomo Mascherato dal titolo “La casa di bambù”. Nelle settimane successive – ispirandosi allo statunitense John Prentice, autore di Rip Kirby – l’esordiente si cimenta nella realizzazione del suo primo lavoro professionale, non senza incontrare difficoltà, date dalla giovane età e dall’inesperienza. Fatto sta che, dopo questo primo impegno, incomincia una collaborazione destinata a proseguire per quasi tutti gli anni Sessanta del XX secolo. Nel 1967, quando i Fratelli Spada entrano in crisi, Jannì disegna le matite di alcuni numeri di Alika, serie fantascientifica creata da Alessandro Pascolini e pubblicata dalla Cofedit di Luigi Cocheo, e fa la conoscenza di Capparucci, sceneggiatore in forze all’Editrice Ma-Ga di Giorgio Boschero, che lo coinvolge nella realizzazione del pocket di genere spionistico Joe Sub. In entrambi i casi, però, la collaborazione è destinata a concludersi nel giro di qualche mese a causa della chiusura delle due testate.

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Nel 1969, entra in contatto con le Edizioni ErreGi di Renzo Barbieri e Giorgio Cavedon, ai quali sottopone la serie erotica Casanova 2000, della quale è autore di testi e disegni. È invitato a trasferirsi a Milano per poter lavorare a breve distanza dalla redazione. L’offerta è vantaggiosa e alletta non poco Jannì, ma la contemporanea offerta di assunzione da parte dell’Ansa (Agenzia Nazionale Stampa Associata) come infografico, fa sì che propenda quest’ultima proposta e che si stabilisca nella capitale. Per i quattro anni successivi, Jannì, oltre a mettere su famiglia, si dedica esclusivamente al nuovo lavoro. Solo nel 1974, riprende i contatti con il mondo del fumetto. Realizza le matite di alcuni episodi della serie fantascientifica di produzione tedesca Perry Rhodan per conto dello studio di Alberto Giolitti. Più duraturo è il rapporto di lavoro che instaura con lo studio di Dino Leonetti, per il quale disegna le matite dei pocket Gigetto, pubblicato dalla Edifumetto, e di Maghella, edito dalla Ediperiodici. Le due case editrici sono nate nel 1972, in seguito al divorzio professionale di Barbieri e Cavedon e reggeranno, per i successivi trent’anni, il mercato italiano dei fumetti erotici segnandone l’ascesa, lo straordinario successo e l’inevitabile declino, causato dalla diffusione delle VHS a carattere pornografico. 

Se Gigetto conclude la sua vita editoriale dopo circa quattro anni, Maghella prosegue le proprie avventure per ben centoquaranta numeri pubblicati in oltre sette anni. Ma non sono solo Gigetto e Maghella le serie erotiche che vedono l’apporto grafico di Jannì. Infatti, dal 1974 alla fine degli anni Ottanta, il disegnatore romano collabora a un gran numero di testate della Ediperiodici tra le quali I casi della vita, Malizia, Vagone letto e Sogni proibiti. A partire dai primi anni Ottanta, dopo la chiusura di Maghella, il disegnatore incomincia a lavorare anche con la casa editrice Eura, che pubblica i settimanali Lanciostory e Skorpio, testate per le quali realizza uno straordinario numero di “liberi”.

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Arriva poi la chiamata di Remo Pizzardi, storico sceneggiatore della Ediperiodici che, nel 1987, diventa editore e pubblica la serie di chiara ispirazione cattolica Missions, ispirata alle vicende dei missionari gesuiti, e che gli affida i disegni di un albo. Purtroppo, però, l’avventura editoriale di Missions si conclude in meno di un anno, quando la testata raggiunge il sesto numero. Jannì decide allora di rivolgersi alla Universo dei fratelli Alceo e Domenico Del Duca. Gli sono affidati dapprima i disegni di alcune storie “libere” e in seguito quelli della serie Vecchie storie di Leningrado, sceneggiata da Dario Orlandi.

Verso la fine del decennio, Jannì instaura una fugace collaborazione con la Edizione Produzione Periodici, operante anch’essa nella pubblicazione di pocket erotici dedicati ad alcune celebri attrici hard dell’epoca, come Moana Pozzi e Ramba. Realizza inoltre la biografia a fumetti di Giulio Cesare, sceneggiata dal figlio David e pubblicata da Fabbri Editori nella collana I Grandi a Fumetti

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È il 1990 e, su suggerimento dell’amico e collega Marco Bianchini, contatta la Sergio Bonelli Editore. Ad accoglierlo in redazione è l’allora direttore generale Decio Canzio che, apprezzati i suoi disegni, gli propone di entrare nello staff di Nick Raider, il poliziotto newyorkese creato da Claudio Nizzi. Tra il 1991 e il 2000, Jannì firma dodici episodi (nn. 37, 49, 63, 71, 93, 109, 115,126, 130, 134, 140, 147) sceneggiati, tra gli altri, da autori del calibro di Luigi Mignacco, Alberto Ongaro, Renato Queirolo, Gianfranco Manfredi e Gianluigi Gonano.

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Nel 2001, dopo aver concluso questa esperienza, il disegnatore entra a far parte della “scuderia” di un’altra serie “gialla” della Sergio Bonelli Editore: Julia, creata da Giancarlo Berardi. Nei successivi nove anni Jannì disegna dodici episodi (nn. 33, 43, 49, 58, 66, 75, 84, 93, 104 ,116, 126, 137) che vedono ai testi Maurizio Mantero, Giuseppe De Nardo e Lorenzo Calza impegnati in un lavoro di equipe con lo stesso Berardi, autore dei soggetti. Il 2010 è l’anno della svolta. Infatti, abbandonate le trame “gialle” di Julia, Jannì si misura con la fantascienza. L’occasione gli è fornita da Nathan Never, serie creata da Antonio Serra, Michele Medda e Bepi Vigna. Dopo l’esordio sulla testata mensile (n. 231), l’autore approda ad Agenzia Alfa (n. 23, 2011). Passo successivo è lo Speciale Nathan Never (n. 23, 2012). Poi, dopo una nuova puntata su Nathan Never (n. 277, 2014), realizza il Maxi Nathan Never n. 13 (aprile 2017) e infine un albo di Universo Alfa (n. 20), uscito nel maggio 2017.

Come ogni fumettista anche Jannì ha da sempre coltivato il sogno di potersi misurare con un mito quale è Tex. Se finora questo incontro non c’è stato, nel 2007, il disegnatore romano si è comunque misurato con il genere western subentrando a Marc Males nella realizzazione del quinto e conclusivo volume della serie Mille visages, sceneggiata da Philippe Thirault e pubblicata in Francia da Les Humanoïdes Associés.

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