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Roberto Raviola (Magnus)

Roberto Raviola nasce a Bologna il 31 maggio 1939. Lo pseudonimo Magnus, un attributo goliardico dovuto alle sue eccellenti capacità pittoriche, prende forma alla fine degli anni Cinquanta, quando studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Conclusi gli studi nel 1961, si dedica all’insegnamento del disegno, operando al tempo stesso anche in pubblicità, ma il fumetto esercita su di lui un forte richiamo. Così, dopo una prima collaborazione, in veste di illustratore, con le edizioni Malipiero, nel 1963 giunge nella redazione dell’Editoriale Corno, a Milano, dove fa la conoscenza dello sceneggiatore Luciano Secchi, che di lì a breve firmerà le sue opere con il nome d’arte Max Bunker.  Nasce subito uno straordinario sodalizio artistico che sovvertirà il mondo del fumetto seriale italiano.

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Nel 1964 Secchi/Bunker crea Kriminal, nato sull’onda del successo di Diabolik e destinato a dare uno scossone ai fumetti “neri” del periodo, che puntano a un pubblico adulto con storie dal taglio duro e disegni graffianti. Il protagonista è Antony Logan, figlio di un ricco uomo d’affari. In seguito alla morte del padre, ucciso dai suoi soci senza scrupoli, il giovane uomo decide di vendicarlo indossando una macabra tuta gialla sulla quale è riproposta l’effige di uno scheletro. Entrato in una spirale di violenza, Antony sceglie di proseguire la sua carriera nel crimine. Oltre che per la presenza di scene efferate, la serie si contraddistingue per un diffuso erotismo che si esplicita per mezzo di corpi femminili presentati spesso senza veli. Negli anni successivi Secchi dà forma a nuovi successi editoriali: il “nero” Satanik (1964), lo spionistico Dennis Cobb Agente SS 018 (1965) e il fantascientifico Gesebel (1966). In tutti i casi, i disegni sono affidati a Raviola, che aggiunge una personale visione grafica.  Dopo tante serie d’azione, nel 1968 tocca a un fumetto umoristico, il cui titolo, Maxmagnus, è una summa degli pseudonimi degli autori. Si tratta di brevi storie di ambientazione medievale, nelle quali si evidenzia una forte satira della società capitalista, nella fattispecie sintetizzata da governanti avidi e privi di scrupoli e da sudditi straccioni succubi del potere. 

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Un tema di fondo affrontato già in parte nelle pagine di Kriminal e che diventerà il fulcro di Alan Ford (1969), il più grande successo riscosso da Magnus & Bunker, come i due si firmano quasi i loro pseudonimi fossero un marchio di fabbrica. Nonostante abbia come titolo il nome di uno dei suoi protagonisti, Alan Ford è una serie corale incentrata su una scalcinata agenzia investigativa, il Gruppo T.N.T. Il fumetto mette in scena un mix di character bizzarri e di situazioni surreali al limite del grottesco, innestati su trame solide e divertenti. Il tutto fuso assieme dallo stile ormai maturo di un Magnus in splendida forma che trasforma le pressanti consegne in scelta stilistica, puntando su un abbondante uso dei neri, su sfondi sintetici ma estremamente efficaci, su volti grotteschi e nasi spropositati. Come dire: il brutto piace. Il sodalizio artistico con Bunker si scioglie nel 1974, quando Magnus intraprende la strada di autore completo (testi e disegni). 

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Dopo alcuni brevi fumetti erotici, tra i primi lavori c’è Lo Sconosciuto, personaggio al quale rimarrà legato per i successivi vent’anni, protagonista di una saga complessa proseguita su pubblicazioni destinate a target molto differenti.  Si incomincia con una miniserie in formato tascabile pubblicata dalle Edizioni del Vascello di Renzo Barbieri. Nonostante le altre testate dell’editore siano destinate in prevalenza a un pubblico di adulti, Magnus realizza un fumetto straordinariamente maturo e in grado di uscire dal ristretto ambito dei pocket erotici. Unknow (nome che suona quasi come sconosciuto in inglese), il protagonista, è un ex ufficiale della legione straniera che dopo aver combattuto nell’Indocina francese e partecipato a guerre e guerriglie in ogni angolo del mondo, si è messo al servizio del miglior offerente. È insomma un mercenario, un uomo che combatte per denaro. Si definisce apolide e si muove con la medesima disinvoltura tra le strade di Roma come tra i vicoli di Marrakech, è di casa in Africa come in Sud America. Le storie di Unknow hanno un’ambientazione contemporanea, s’intrecciano con fatti di cronaca e talvolta presentano personaggi reali. 

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Quasi per contrasto, nel 1977, in collaborazione con Giovanni Romanini, Magnus dà forma a La Compagnia della Forca, serie ambientata in un medioevo grottesco e dalla sfumature fantastiche, divertente via di mezzo tra il romanzo Il signore degli Anelli e il film L’armata Brancaleone. Una scalcinata compagnia di ventura deve affrontare sfide decisamente superiori alle proprie possibilità. Nel corso delle avventure ci si imbatte in tutti gli stereotipi del genere: duelli tra cavalieri, castelli assediati, truppe di scheletri, tornei cavallereschi, sontuosi banchetti rivisitati però attraverso la lente deformante dell’umorismo e dell’ironia, con un disegno dai bei bianchi e neri e dalle linee tonde e morbide, in grado di rendere sottilmente grotteschi anche i nemici più temibili. Proseguendo su questa via fantastica, ma scegliendo un approccio realistico, Magnus inizia il lungo ciclo de I Briganti, che adatta in chiave futuristica un romanzo classico cinese. Apparsa inizialmente in un volume di ampio formato, la saga sarebbe stata ripresa a metà degli anni Ottanta in una serie di eleganti volumi pubblicati anche all’estero.  La fine degli anni Settanta vede il fumettista bolognese creare Milady nel 3000, in bilico tra fantascienza alla Flash Gordon ed epiche avventure imperiali. Un universo fantastico e dalle atmosfere decadenti, tecnologico e arcaico al medesimo tempo, nel quale si fondono visioni futuribili e orientali. 

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Dal 1981, su testi di Ilaria Volpe, pseudonimo di Mirka Martini, crea il surreale Necron, disegnato con un tratto pulito molto vicino alla linea chiara francese, nel quale stempera le forti dosi di sesso e horror con l’ironia e la perizia grafica. Gli anni Ottanta rafforzano la figura di Magnus come autore completo. È in questo periodo che, oltre a riprendere Lo Sconosciuto e I Briganti, elabora nuove serie permeate da un diffuso orientalismo. Primo esempio è Le 110 Pillole, trascrizione del Chin P’ing Mei (Fiori di Prugno in un Vaso d’Oro), altro importante testo cinese incentrato su un erotismo spinto all’eccesso, a tal punto che la spirale di sesso alla quale si abbandona il protagonista lo conduce alla morte. Seguono le novelle che compongono Le femmine incantate, storie sul tema della femminilità non prive di erotismo e dai raffinatissimi disegni. L’autore, insomma, è alla costante ricerca di nuovi stimoli, come spiega in un’intervista: «Io spero di continuare a rinnovare il mio modo di fare fumetti, ma non per mia ambizione, lo sento come un dovere nei confronti di chi mi legge; finché mi si presenteranno nuove aperture sarà un mio dovere affrontarle. Credo che sia così anche per i miei colleghi. Per quanto mi riguarda, io credo di essere abbastanza attuale, almeno io vado al passo con i miei tempi. Io devo continuare il mio giro di pista, quindi posso rapportarmi con me stesso, non con quello che mi gira intorno». 

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Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta Magnus approda al personaggio icona del fumetto italiano, Tex Willer, ritornando al fumetto seriale che lo aveva visto esordire venticinque anni prima. Per il ranger di Gianluigi Bonelli disegna “La valle del terrore”, un episodio pubblicato su un albo speciale di grande formato, che lo impegna per anni (uscendo postumo solo nel 1996) e con il quale riesce a stupire persino i suoi sostenitori più accesi. Raccontava Sergio Bonelli: «Mi arriva proprio pochi mesi prima della morte del grande cartoonist cui si debbono i disegni di Kriminal, Alan Ford, Lo Sconosciuto e Necron, quando ormai dispero di vedere la fine di un lavoro durato ben sette anni, nel quale Magnus ha riversato tutta la sua perizia e la sua maestria grafica: Un albo affrontato con un rigore che rasenta l’ossessività e accompagnato da una tale mole di bozzetti, layout e model-sheet da non credersi. Un capolavoro.» . Il risultato finale è, infatti, un volume dalle tavole estremamente curate, dalle vignette affollate di particolari cesellati con pazienza certosina. Si tratta anche di una sorta di testamento artistico poiché, dopo una lunga malattia, Magnus si spegne a Imola, in provincia di Bologna, il 6 febbraio 1996.

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