
Il Mondo di If - settembre 2017
Il dicembre 1908 ha segnato indelebilmente la storia del fumetto italiano. Due sono gli eventi fondamentali avvenuti in quell’ultimo scorcio d’anno: il 22, nasce Gian Luigi Bonelli, tra i più prolifici sceneggiatori nostrani, e il 27, le edicole accolgono il primo numero del Corriere dei Piccoli, settimanale per bambini del Corriere della Sera.
Nel corso della sua lunghissima carriera professionale, Bonelli ha saputo dar vita a uno straordinario numero di personaggi attraversando tutti i generi: dall’esotico allo storico, dal piratesco al western. È soprattutto in quest’ultimo che ha lasciato la sua eredità più vera, fatta di saghe ricche d’intrecci e di dialoghi tanto ruvidi quanto credibili.
Nel 1952, il “papà” di Tex crea Yuma Kid, un western sopra le righe. Ne è protagonista un indiano, categoria umana fino a quel momento relegata al ruolo di antagonista. Infatti, prima di allora in Italia era stato solo Andrea Lavezzolo a creare un “indiano bianco”, quel Silver Gek che, figlio di Kinowa, protagonista della serie omonima, è rapito ancora in fasce da un gruppo di guerrieri pawnee. Bonelli, però, si spinge ancora oltre e, nel 1957, dà forma ad altre due serie gemelle: Yado e Kociss.
In quello stesso periodo, dall’altra parte dell’oceano e con una sincronia che ha dell’incredibile, Frank Frazetta dà vita a White Indian. Come si evince dal titolo, “Indiano bianco”, la serie va nella stessa direzione intrapresa da Lavezzolo e Bonelli. A guardarla bene, la cosa fa riflettere; infatti, per quanto spesso racconti storie immaginarie, ambientate in contesti lontani, il fumetto è un media perfettamente calato nella realtà, capace inoltre di anticipare temi sociali spesso tralasciati dal cinema e dal romanzo.
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