
Il Mondo di If - luglio 2017
Chissà se, in quei primi mesi del 1950, mentre gli stava dando forma, Andrea Lavezzolo aveva compreso la portata che avrebbe avuto il temibile cacciatore di scalpi Kinowa? Difficile a dirsi, eppure - a rileggerlo ora - nonostante i quasi settant’anni dalla sua comparsa, gli elementi che rendono questa serie un prodotto di successo ci sono tutti.
Il tempo, inoltre, sembra non aver scalfito in alcun modo il fascino di questo personaggio vincente. Qualcuno obietterà che per alcuni tratti la saga di Kinowa sia “politicamente scorretta”, ma in questo senso, andrebbero fatti processi a posteriori a molti prodotti del nostro passato. Più semplicemente, Kinowa è il frutto dei fermenti culturali della propria epoca e come tale va letto.
Inoltre, basterà ricordare qui i film western di produzione statunitense nei quali ai nativi americani era riservato spesso il ruolo di “cattivi”, destinati a soccombere innanzi ai conquistatori europei, incarnazione del bene. Sappiamo che non è così. Lo sapeva anche Lavezzolo che, proprio nel corso della scrittura della serie, incominciò a inserire elementi di rottura, come il mutato sentimento di Sam Boyle nei confronti degli indiani – soprattutto dopo aver ritrovato il proprio figlio Jack, sottrattogli proprio da uno di questi – che da odio diventa di rispetto.
Insomma, a ben vedere, Kinowa è più attuale di quanto non si creda. Ed è per questo che abbiamo deciso di riproporvelo.
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